Vi sono auto sportive più speciali di altre. Questa Ferrari nasconde una doppia storia che vi metterà i brividi.
Il Cavallino Rampante ha creduto, fortemente, nella possibilità di poter innovare in tutti i settori. L’industria dell’Automotive, proprio come oggi, è ricca di sfide interessanti. Ai tempi Enzo Ferrari, per quanto fosse fortunato nel suo lavoro, aveva avuto una vita piuttosto movimentata.
L’attuale vice presidente della casa modenese, Piero Ferrari, era nato da un rapporto extraconiugale, mentre Dino era il primogenito, concepito da Enzo con la prima moglie Laura Garello. Dino sarebbe dovuto essere l’erede della casa modenese. Anche in una delle famiglie più ricche al mondo possono accadere delle tragedie immani. Dino, infatti, era affetto da distrofia di Duchenne e morì a soli 24 anni. Per il Commendatore di Modena fu un lutto che segnò la sua esistenza.
Da quel giorno in avanti l’imprenditore decise di portare degli occhiali scuri per non essere visto in viso. Dopo la prematura scomparsa, al giovane, molto promettente nel campo meccanico, fu riconosciuta la progettazione del motore V6 di 1.986 cc, concepito per la partecipazione della Scuderia Ferrari alle gare di Formula 2. Ai tempi c’era un vero e proprio duello interno tra la Ford e la Ferrari.
Nonostante la perplessità del Drake, al Salone di Torino nel 1969 fu presentata la Dino 246, evoluzione della 206. Furono fatte diverse modifiche al motore, realizzando un blocco in ghisa, più pesante e più robusto e meno sensibile alle vibrazioni. La cilindrata 2.0 passò a 2400 cm³, aumentando l’alesaggio e le performance. Circa la Scuderia modenese vi teniamo aggiornati sulle condizioni di Michael Schumacher. L’ammissione ha scosso la tifoseria.
La storia della Ferrari Dino
La versione raggiunse i 195 CV a 7600 giri/min e con una coppia a 24,1 Kgm a 5500 giri/min. A livello estetico l’auto fu modifica per diventare uno dei gioelli più dibattuti della storia. La vettura fu assemblata dalla Scaglietti a Modena. La 246, a differenza del modello precedente, vantava un passo più lungo di 58 mm, la lunghezza totale maggiore di 90 mm e l’altezza di 76 mm. Se sul piano delle performance in molti non la considerarono nemmeno una Ferrari, la Dino divenne una delle auto più romantiche per Enzo.
L’idea era quella di una leggera che presentava la sigla 246 e stava ad indicare la cilindrata di 2,4 litri. Il 6, invece, rappresentava il numero di cilindri 6 con disposizione a V. Furono realizzate diverse versione. Una delle più caratteristiche era la M con nuovi cerchi in lega con fissaggio a 5 bulloni e gomme 205/70 VR 14, carreggiata posteriore più larga di 30 mm, nuovi interni e anche nuovi freni a disco ATE.
Arrivò anche la versione spider E, realizzata in 1274 unità. Un collezionista ha rimesso a nuovo un esemplare che è stata ritrovata sepolta nel terreno. Brad Howard ha acquisito, come vedrete nel video, la Dino 246 GTS meno di un anno dopo la sua scoperta e l’ha fatta restaurare professionalmente dall’esperto Ferrari Giuseppe Cappalonga. L’unico danno grave è stato il parabrezza che dei ladri avevano rotto. Mettetevi comodi e godetevi il video perché la storia merita attenzione.